Krishna, principe della famiglia reale di Mathura, era l'ottavo figlio di Devaki e Vasudeva.
Il sovrano di Mathura, Kamsa,
udita la predizione che avrebbe ricevuto la morte per mano di un figlio
della cugina Devaki, faceva uccidere sistematicamente i figli della
donna. Krishna venne scambiato con un altro neonato e riuscì a scampare
alla morte, venendo affidato di nascosto al pastore Nanda e a sua moglie Yashoda.
Saputa la notizia della presenza del bimbo Krishna nel villaggio di Vrindavana, il sovrano Kamsa,
per ucciderlo, inviò un demone di nome Putana, che assunse le sembianze
di una bellissima donna la quale, visitando le giovani madri, chiedeva
di poter tenere in braccio i piccoli e allattarli al proprio seno. In
realtà, essendo il latte avvelenato, tutti i neonati morivano dopo
essere stati allattati. Ma quando giunse presso la dimora di Krishna,
una volta presolo in grembo e iniziato ad allattarlo, egli cominciò a
succhiare così avidamente dal seno della donna, immune al veleno, da
provocarne la morte; una volta morta, la donna riprese le sue vere
sembianze di demone, svelando così il complotto.
Così Krishna trascorse l'infanzia nel distretto di Vrindavana, nei boschi di Gokula, tra i pastori, e le loro mogli e figlie (Gopi), da queste vezzeggiato prima e amato poi.
Durante la sanguinosa battaglia di Kurukshetra, descritta nel poema epico del Mahābhārata, Krishna prese le parti dei virtuosi principi Pandava contro i loro cugini Kurava, usurpatori del regno. Krishna, essendo imparentato con entrambi i rami della famiglia, chiese ad Arjuna (il terzo dei Pandava) e a Duryodhana
(il maggiore dei Kaurava), giunti alla sua dimora per chiedere
alleanza, di scegliere tra il suo esercito e la sua presenza fisica sul
campo di battaglia, con la condizione che però egli non avrebbe
combattuto. Il Pandava scelse la sua vicinanza (per questa ragione
Krishna sarà l'auriga del suo carro), rendendo soddisfatto anche
Duryodhana, il quale poté appropriarsi del potente esercito di Krishna.
Prima della battaglia, trovatosi davanti a cugini, nonni, mentori ed
amici schierati nella fazione avversaria, Arjuna cedette
all'attaccamento e all'angoscia, si rannicchiò piangendo e si rifiutò
di combattere. Nel celeberrimo capitolo del Mahābhārata intitolato Bhagavad Gita, Krishna infuse forza e coraggio all'eroe rammentandogli il proprio Dharma
di guerriero ed impartendogli una serie di insegnamenti filosofici e
spirituali volti a raggiungere la realizzazione spirituale. Grazie alla
vicinanza di Krishna, i Pandava ottennero la vittoria a Kurukshetra
nonostante l'inferiorità numerica del loro esercito rispetto ai Kurava.
Dopo l'autodistruzione della sua stirpe, attuatasi per mezzo di una
feroce guerra interna, Krishna si ritirò nella foresta dove fu
raggiunto da una freccia al calcagno, unico suo punto vulnerabile.
Lasciò il corpo e riacquistò la sua forma divina.
La morte fisica di Krishna, avvenuta nell'anno 3102 a.C., segna la fine del Dvapara Yuga, la terza era del mondo, e l'inizio del Kali Yuga, l'era attuale.
Il sovrano di Mathura, Kamsa,
udita la predizione che avrebbe ricevuto la morte per mano di un figlio
della cugina Devaki, faceva uccidere sistematicamente i figli della
donna. Krishna venne scambiato con un altro neonato e riuscì a scampare
alla morte, venendo affidato di nascosto al pastore Nanda e a sua moglie Yashoda.
Saputa la notizia della presenza del bimbo Krishna nel villaggio di Vrindavana, il sovrano Kamsa,
per ucciderlo, inviò un demone di nome Putana, che assunse le sembianze
di una bellissima donna la quale, visitando le giovani madri, chiedeva
di poter tenere in braccio i piccoli e allattarli al proprio seno. In
realtà, essendo il latte avvelenato, tutti i neonati morivano dopo
essere stati allattati. Ma quando giunse presso la dimora di Krishna,
una volta presolo in grembo e iniziato ad allattarlo, egli cominciò a
succhiare così avidamente dal seno della donna, immune al veleno, da
provocarne la morte; una volta morta, la donna riprese le sue vere
sembianze di demone, svelando così il complotto.
Così Krishna trascorse l'infanzia nel distretto di Vrindavana, nei boschi di Gokula, tra i pastori, e le loro mogli e figlie (Gopi), da queste vezzeggiato prima e amato poi.
Durante la sanguinosa battaglia di Kurukshetra, descritta nel poema epico del Mahābhārata, Krishna prese le parti dei virtuosi principi Pandava contro i loro cugini Kurava, usurpatori del regno. Krishna, essendo imparentato con entrambi i rami della famiglia, chiese ad Arjuna (il terzo dei Pandava) e a Duryodhana
(il maggiore dei Kaurava), giunti alla sua dimora per chiedere
alleanza, di scegliere tra il suo esercito e la sua presenza fisica sul
campo di battaglia, con la condizione che però egli non avrebbe
combattuto. Il Pandava scelse la sua vicinanza (per questa ragione
Krishna sarà l'auriga del suo carro), rendendo soddisfatto anche
Duryodhana, il quale poté appropriarsi del potente esercito di Krishna.
Prima della battaglia, trovatosi davanti a cugini, nonni, mentori ed
amici schierati nella fazione avversaria, Arjuna cedette
all'attaccamento e all'angoscia, si rannicchiò piangendo e si rifiutò
di combattere. Nel celeberrimo capitolo del Mahābhārata intitolato Bhagavad Gita, Krishna infuse forza e coraggio all'eroe rammentandogli il proprio Dharma
di guerriero ed impartendogli una serie di insegnamenti filosofici e
spirituali volti a raggiungere la realizzazione spirituale. Grazie alla
vicinanza di Krishna, i Pandava ottennero la vittoria a Kurukshetra
nonostante l'inferiorità numerica del loro esercito rispetto ai Kurava.
Dopo l'autodistruzione della sua stirpe, attuatasi per mezzo di una
feroce guerra interna, Krishna si ritirò nella foresta dove fu
raggiunto da una freccia al calcagno, unico suo punto vulnerabile.
Lasciò il corpo e riacquistò la sua forma divina.
La morte fisica di Krishna, avvenuta nell'anno 3102 a.C., segna la fine del Dvapara Yuga, la terza era del mondo, e l'inizio del Kali Yuga, l'era attuale.